Belvedere of Taormina and San Giuseppe church on the square Piazza IX Aprile in Taormina, Sicily, Italy

Il Belvedere di Taormina e la chiesa di San Giuseppe in Piazza IX Aprile a Taormina, in Sicilia

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«Come creare una smart city da zero». Ecco i pionieri in Sicilia

Una società Ict siciliana ha trasformato Taormina in una città turistica digitale. T.net è ora pronta a esportare il suo modello replicabile dalla “Perla dello Ionio” in Europa: prima tappa, Helsinki. Privacy e flessibilità sono alla base dell’idea

Da Taormina a Helsinki. È una Pmi innovativa italiana la madre delle future smart city. Il suo nome è T.net e la sua storia relativamente giovane. Fondata nel 2002, questa società siciliana nata dal genio di un gruppo di ingegneri è passata dai primi data center all’Internet of Things (IoT) nel giro di un ventennio. Oggi è una realtà in continua evoluzione, con un nuovo headquarter a Milano, e ha appena trasformato la “Perla dello Ionio” in una città turistica digitale. Un progetto, quello sviluppato a Taormina, che si appresta a esportare fuori dai confini nazionali. Prima tappa: la Finlandia. «Ma l’Europa e l’Asia saranno terreno fertile per le prossime iniziative», spiega a Infra Journal Francesco Mazzola (nella foto, sotto), amministratore delegato del gruppo, raccontando cosa serve davvero per fare di una città una smart city. Una sfida tutta in discesa per T.net, che proprio con Taormina si è messa alla prova in un contesto sfidante.


Mazzola, come nasce il vostro impegno nelle smart city?

«Da una visione di futuro più semplice e più sicuro, dove l’esperienza individuale e collettiva nella relazione con le tecnologie sia improntata alla massima efficienza. Disegnare, sviluppare e gestire nuovi servizi e soluzioni innovative è da sempre il nostro mantra, ora declinato su progetti di ingegneria per l’IoT, il Cloud e la Cybersecurity.

Da un punto di vista progettuale e pratico, il “punto zero” riguarda la nostra partecipazione, come capofila, a un programma operativo della Regione Sicilia a sostegno della Strategia Europea per il recupero dei ritardi strutturali della Regione Sicilia. Ci siamo occupati, tra le altre cose, di estendere la diffusione della banda larga e delle reti ad alta velocità e sostenere l'adozione di tecnologie future ed emergenti e di reti in materia di economia digitale. Abbiamo anche lavorato al rafforzamento delle applicazioni di tecnologie per l’informazione e la comunicazione (Tic) nell'e-government, e-learning, e-inclusion, e-culture ed e-health, e molto anche per promuovere strategie di bassa emissione di carbonio per tutti i tipi di territorio, in particolare per le aree urbane, inclusa quindi la promozione della mobilità urbana».


Perché avete scelto proprio Taormina?

«È stata scelta come progetto pilota perché la città ha caratteristiche particolarmente sfidanti in termini di implementazione, soprattutto per la sua morfologia chiusa tra mare e montagne, con una viabilità e logistica particolarmente complesse, viste le numerose restrizioni legate alla natura storica e turistica della città. Sulla scelta ha inciso però anche la totale arretratezza delle infrastrutture, che erano praticamente assenti. In sostanza, abbiamo valutato che se il prototipo avesse funzionato a partire da condizioni simili, in altre città sarebbe stato poi tutto più facile».
 

Ci descrive il progetto?

«È stato sviluppato con un investimento complessivo superiore al milione di euro e rende Taormina una città connessa, in grado di fornire servizi smart per la pubblica amministrazione, i cittadini e i turisti. A partire dalla smart mobility e lo smart parking, fino ai sistemi di illuminazione smart e di monitoraggio intelligente per l’inquinamento, la gestione dei rifiuti e altro ancora. Sono stati appena completati i lavori per l’installazione dei sensori, la connessione con il middleware sviluppato da T.net (è il software che funge da intermediario tra applicazioni, strumenti e database per fornire servizi unificati agli utenti, nda), la creazione di un’app dedicata e del centro operativo comunale per il monitoraggio e la gestione della città e quindi, in definitiva, per sviluppare a Taormina un ecosistema intelligente».
 

Tre aggettivi che descrivano la Taormina del futuro.

«Continuerà ad essere innanzitutto quella splendida città turistica che tutto il mondo ci invidia, per il suo paesaggio meraviglioso, le bellezze marine e i monumenti storici. Sarà però anche una città più sostenibile, facile e sicura».


Come è stata la collaborazione con le amministrazioni?

«Il progetto è stato sviluppato e testato da T.net in collaborazione con il Consorzio nazionale interuniversitario per le telecomunicazioni (Cnit), l’Università di Catania e grazie all’amministrazione cittadina. Quello che ci aveva chiesto il sindaco della città, Mario Bolognari, era di aiutarlo a risolvere i disagi del traffico veicolare e le diverse complessità relative all’illuminazione pubblica, i consumi, l’inquinamento e i rifiuti. Grazie a questo progetto innovativo e alla collaborazione fondamentale anche dei cittadini, stiamo innescando un processo virtuoso che, oltre ai risvolti sociali e ambientali, porterà benefici anche alla casse comunali della Taormina del futuro, in termini sia di risparmio che di ottimizzazione delle risorse».


Cosa serve per dare vita a una smart city sul campo? 

«Sensori, una connessione con un middleware, un centro operativo e una app per gli utenti. Oggi ci sono diverse soluzioni sul mercato che possono affermare di dare vita ad una smart city ma quello che spesso manca a queste soluzioni è uno standard e la possibilità di essere implementate facilmente e senza costi eccessivi».
 

È un settore frammentato?

«In molte città ci sono diverse aziende e soluzioni che gestiscono reti diverse per soddisfare diverse esigenze dei servizi ai cittadini. Ad esempio un'azienda per i parcheggi intelligenti, un’altra per l'illuminazione, un’altra ancora per la gestione delle strade e così via. Se l'area geografica da gestire è ampia capita anche che tutte queste aziende abbiano diverse configurazioni del proprio sistema in diverse aree urbane, come nel caso dei centri urbani che necessitano di servizi diversi rispetto alle periferie».


Qual è il vostro “segreto”?

«Abbiamo cercato di superare queste problematiche sviluppando direttamente un middleware innovativo ma soprattutto ragionando in termini di ‘Smart City Block’, applicato su un'area cittadina di due chilometri per due, aperto e replicabile. Il concetto di Smart City Block è vincente perché è una soluzione ‘all-in-one’ dove il cliente ha un unico punto di contatto. La soluzione fornisce un'unica interfaccia per diverse aree, integrando diversi fornitori di servizi e si occupa di gestire, monitorare e controllare direttamente i processi di mobilità, ambiente e governance, anche con requisiti e granularità diversi. Il tutto con l’utilizzo di tecnologia LoRa (Long Range) evoluta».
 

Quali ambiti coinvolge? 

«Trattandosi di un sistema aperto gli ambiti possono essere i più vari e il sistema può essere arricchito ed integrato all’occorrenza con ulteriori servizi. Ci siamo concentrati su tre ambiti principali, che rispecchiano al meglio le nostre capacità. Innanzitutto, quello che definiamo ‘Ambiente intelligente’, cioè informare e reagire alle condizioni ambientali in tempo reale, per migliorare la salute, la sicurezza e l'efficienza. I servizi possono comprendere il monitoraggio del fumo e incendio, la misurazione dell'umidità e delle precipitazioni, il polline, l’anidride carbonica (CO₂), l'ozono (O₃), il particolato (PMx) e la misurazione dell'inquinamento. In secondo luogo, quella che definiamo ‘Smart Governance’, cioè la possibilità di fornire servizi a cittadini e visitatori e gestire le infrastrutture cittadine: si va dalla gestione di assembramenti pubblici e distanziamento sociale, al monitoraggio della coda nei punti di interesse. Da ultimo, la ‘Smart Mobility’ e cioè la mobilità ottimizzata per persone e merci. Con servizi che vanno dal monitoraggio, segnalazione e gestione di incidenti stradali, limiti di velocità, ingorghi, sos di emergenza, monitoraggio di parcheggi e zone a traffico limitato, fino all’installazione di pannelli a messaggio variabile, tracciamento bus o navetta e infrastruttura ‘vehicle-to-everything’ (V2X)».


Come si possono risolvere i problemi di sicurezza informatica e connessione IoT?

«La sicurezza è un tema enorme, di cui in Italia si parla ancora poco. Abbiamo deciso di prendere ‘il toro per le corna’ puntando su un sistema innovativo di sensori che funziona con tecnologia LoRa, da noi perfezionata e migliorata, senza utilizzare i sistemi Gps. Tale metodo si avvale di sensori e telecamere che informano che ad esempio un generico veicolo è in un determinato luogo a una certa ora, garantendo una geolocalizzazione accurata entro cinque metri, un consumo di batteria ridotto e una trasmissione dati protetta e sicura, con crittografia end-to-end. Rispetto ai sistemi di rilevazione del segnale Gps, che gestiscono dati sensibili che possono anche essere comunicati senza l'autorizzazione dell'interessato, l’utilizzo della tecnologia evoluta LoRa ha vantaggi enormi. Il sistema infatti dialoga con il conducente direttamente sullo smartphone, tramite l’app dedicata o sul computer di bordo e con il centro operativo in regime di IoT, con comunicazione cifrata».
 

Come nasce questa tecnologia?

«Per ottenere questi risultati, peraltro recentemente pubblicati dalla rivista tecnico-scientifica dell’Institute of Electrical and Electronic Engineers americano, abbiamo dovuto affrontare un’intensa attività di ricerca e sviluppo volta a testare le vulnerabilità e a evitare possibili attacchi. Tra gli scopi finali del lavoro c’erano infatti proprio la continua verifica della sicurezza del sistema nel suo complesso, compresi il rispetto della normativa Gdpr e lo studio della corretta ed etica conservazione dei dati».
 

Taormina è un modello replicabile? 

«Assolutamente sì. Il nostro sistema basato sullo Smart city block può essere facilmente replicato anche in altre città, anche di grandi dimensioni, e in altri contesti. Le dimensioni e la portata del progetto sono state concepite e pensate per identificare le ‘buone pratiche’ e quindi avere un progetto standard trasferibile e scalabile non solo in Italia e in Europa ma anche in Asia e in America, dove le problematiche da risolvere alla fine sono comuni. La prima città dove andremo a replicarlo già a breve sarà Helsinki, sfruttando in questo caso la rete LoRa e le telecamere già presenti nella capitale finlandese. Porteremo in sostanza solo le soluzioni software e gli algoritmi necessari, l’intelligenza di livello superiore. Uno scopo prioritario sarà quello di migliorare la vita dei cittadini anziani».
 

Quali sono i vostri prossimi obiettivi?

«Guardando un po’ più avanti, tenuto anche conto che T.net dispone nel proprio azionariato del prezioso sostegno dell’acceleratore europeo EIT Digital, organizzazione per l’innovazione digitale e l’educazione imprenditoriale, stiamo lavorando a livello Ue per estendere il nostro mercato, con un business plan finalizzato a coprire alcune decine di città di medio-grandi dimensioni entro il 2027».


Sofia Fraschini - Giornalista economico-finanziaria, laureata in Sociologia a indirizzo Comunicazione e Mass media, ha iniziato la sua carriera nel gruppo Editori PerlaFinanza dove ha lavorato per il quotidiano Finanza&Mercati e per il settimanale Borsa&Finanza specializzandosi in finanza pubblica e mercati finanziari, in particolare nei settori Energia e Costruzioni. In seguito, ha collaborato con Lettera43, Panorama, Avvenire e LA7, come inviata televisiva per la trasmissione L’Aria che Tira. Dal 2013 lavora come collaboratrice per la redazione economica de Il Giornale e dal 2020, per il mensile del sito Focus Risparmio di Assogestioni.

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