Quello delle rinnovabili, insieme alle telco e ai trasporti, è tra i settori più promettenti nella finanza, secondo Fraser Hughes, ad di GLIO

Quello delle rinnovabili, insieme alle telco e ai trasporti, è tra i settori più promettenti nella finanza, secondo Fraser Hughes, ad di GLIO

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Investire nelle infrastrutture, un pilastro per l’innovazione e il futuro sostenibile

Gli investitori devono individuare le nuove tendenze nel settore delle infrastrutture, mentre la finanza svolge un importante ruolo nel promuovere i criteri ESG e dell’innovazione. Quali sono i settori e le applicazioni più promettenti? Come i temi della sostenibilità influenzano le scelte di investimento? Infra Journal incontra Fraser Hughes, fondatore e amministratore delegato di GLIO (Global Listed Infrastructure Organization)

Il settore delle infrastrutture sarà decisivo per la ripresa globale post-pandemia, ci si aspetta che abbia un ruolo trasformativo e sia più conforme ai criteri ESG affinché, entro il 2050, venga raggiunto l’obiettivo delle "emissioni zero", come stabilito dalle Nazioni Unite. Conquistare la fiducia e l’impegno degli investitori è cruciale, ma occorre tenere presente la loro necessità di individuare nuove tendenze nel settore delle infrastrutture e, al contempo, di assicurarsi un rendimento sul lungo periodo a livello ambientale e finanziario.

Fondata nel 2016, GLIO (Global Listed Infrastructure Organization) rappresenta e promuove gli interessi delle società quotate nel campo delle infrastrutture e degli investitori istituzionali in questa classe di beni. In linea di principio generale, il GLIO Index include le aziende impegnate in attività considerate di importanza essenziale per il funzionamento quotidiano della società e dell’economia globale: servizi regolamentati di pubblica utilità, società di infrastrutture per il trasporto, la comunicazione e il trasporto dell’energia.

GLIO, in collaborazione con GRESB, l’organizzazione specializzata nella valutazione e nella fornitura di parametri di valutazione (benchmarks) ESG (ossia relativi ad ambiente, società e gestione aziendale) e con GPR (Global Property Research), ha lanciato da circa un anno anche il primo indice specializzato al mondo per le infrastrutture quotate, filtrate secondo i criteri ESG. Abbiamo parlato di questi argomenti con Fraser Hughes*, fondatore e amministratore delegato di GLIO, l’organismo rappresentativo di un insieme di mercato da tremila miliardi di dollari di capitalizzazione, nella classe di beni delle infrastrutture quotate.
 

Hughes, mentre i settori tecnologico, farmaceutico e finanziario e persino le criptovalute fanno notizia e sembrano attirare una buona parte del capitale, cosa significa investire nelle infrastrutture nel contesto del mercato odierno?

«Investire nelle infrastrutture quotate offre agli investitori svariate opportunità. Guardando al passato, la classe di asset ha generato enormi rendimenti annuali a lungo termine associati a una minor volatilità rispetto al mercato azionario globale. Ad esempio, il GLIO Index (calcolato in euro) ha reso un +9,8% all’anno rispetto al +9% all’anno dei capitali azionari globali negli ultimi 15 anni. Oltretutto, le infrastrutture quotate hanno raggiunto questi rendimenti annuali più elevati con in media 300 punti base di volatilità in meno all’anno. 

Guardando al futuro, il settore delle infrastrutture quotate da tremila miliardi di dollari rappresentato da GLIO Index offrirà agli investitori svariate opportunità. Per fare un altro esempio, con circa il 50% di servizi di pubblica utilità (1.500 miliardi di dollari) che costituiscono il GLIO Index, l’accesso alle società operanti nei servizi di pubblica utilità regolamentati, che ricopriranno un ruolo centrale nella transizione climatica mondiale, può essere compiuto attraverso l’indice. 

Da notare che gli indici azionari generali sono esposti solo marginalmente alle società collegate alle infrastrutture. Dato il ruolo fondamentale delle infrastrutture nell’economia globale, gli investitori sarebbero negligenti nell'ignorare questa categoria di cespiti».


Qual è oggigiorno il ruolo delle azioni in infrastrutture, in un portafoglio diversificato dell'investitore?

«Partendo dall’alto verso il basso, i servizi fondamentali forniti dalle società nel campo delle infrastrutture quotate (servizi di pubblica utilità ed energie rinnovabili, infrastrutture energetiche e di stoccaggio, comunicazioni e trasporti) costituiscono la colonna portante dell’economia globale di oggi e del domani. 

Tuttavia, le infrastrutture quotate rappresentano solo il 5 per cento del mercato azionario mondiale. Potremmo affermare che, per partecipare agli sviluppi delle infrastrutture essenziali nell’arco dei prossimi trent’anni, gli investitori dovrebbero considerare uno stanziamento apposito e a parte, destinato alle infrastrutture. 

Questo approccio permetterebbe agli investitori di approfittare dei cambiamenti del modo in cui l’economia mondiale genera, immagazzina e distribuisce l’energia (fonti rinnovabili ed elettrificazione), in cui comunichiamo sia nel campo degli affari che in quello personale e in cui l’economia mondiale muove una popolazione in crescita, insieme alle merci e ai servizi».

Le infrastrutture quotate presentano molti vantaggi, che comprendono l’esposizione ai servizi fondamentali, forti rendimenti relativi in periodi di inflazione, minor volatilità rispetto ai capitali propri, flussi di cassa stabili, esposizione alle attività lungo termine, alte barriere all’ingresso e domanda inelastica (stazionaria). Inoltre, un vantaggio chiave di investire in infrastrutture, tramite le società quotate rientranti nel GLIO Index, è rappresentato dalla liquidità (la capacità di comprare, vendere o regolare l’esposizione finanziaria in modo semplice) dei mercati pubblici, unita al contemporaneo seguire la curva di base dei rendimenti delle infrastrutture».
(Si veda la figura 1 - Le infrastrutture quotate seguono la curva di quelle private e superano le azioni in rendimento)


 

Le infrastrutture sono state considerate a lungo un settore statico e tradizionale, in cui era difficile apportare innovazioni, così come decarbonizzare e abbattere le emissioni (“hard to abate”). Invece oggi, si discute molto sulla digitalizzazione e sul raggiungimento delle emissioni zero tramite le infrastrutture. Cos’è cambiato? Qual è il ruolo della finanza nella promozione della sostenibilità e dei criteri di innovazione in un simile settore? 

«Le società di infrastrutture quotate hanno una posizione sul mercato per trarre vantaggio da una serie di temi di investimento a lungo termine. In primis, andando avanti, investire nelle infrastrutture sarà più essenziale che mai, con oltre 100mila miliardi necessari a livello mondiale per modernizzare le infrastrutture esistenti e sviluppare quelle del futuro. Gli investimenti sono fondamentali sia per le economie sviluppate che per quelle emergenti.

In secondo luogo, la decarbonizzazione sta inducendo una transizione energetica mondiale ad una scala mai vista prima e per centrare gli obiettivi prefissati di emissioni zero, questa dovrà accelerare notevolmente nei prossimi dieci anni. Le società di servizi di pubblica utilità detentrici di infrastrutture quotate, come Nextera Energy, il più grande fornitore al mondo di energia eolica e solare, nonché membro di GLIO, sono ben posizionate per approfittare degli sviluppi futuri.

In terzo luogo, ogni comparto industriale sta attraversando un cambiamento tecnologico, al cui centro si trova la trasformazione digitale. Le società delle infrastrutture di telecomunicazioni, come American Tower, Crown Castle e SBA Communications, membri di GLIO, possiedono e gestiscono ben oltre 250 miliardi di dollari di asset fondamentali e sosterranno questa crescita negli anni a venire. 

Da ultimo, ma non meno importante, la movimentazione dei beni e dei servizi è un fattore essenziale per l’economia mondiale. Ad esempio, gli scali merci ferroviari e i porti marittimi movimentano gran parte della catena di approvvigionamento mondiale tra imprese e verso il cliente.

La pressione degli investitori ha portato saldamente alla ribalta le tematiche ESG. In parole semplici, se le società nel campo delle infrastrutture non abbracceranno il cambiamento, che le porterà sulla strada delle zero emissioni nette, per dirne una, rimarranno "al freddo" e potenzialmente a corto di capitale. Si noti che molti società incluse nel GLIO Index hanno già assunto gli impegni di raggiungere le emissioni nette zero e un numero rilevante si è riproposto di accelerare o anticipare la data di raggiungimento di questo obiettivo».
 

Cosa viene prima: investire nei veicoli elettrici (e autonomi) o creare le infrastrutture per consentire loro di muoversi?

«Nel disegno generale, questo dovrebbe accadere in parallelo, ma esistono rischi nei vantaggi o ritardi di breve termine e in una distribuzione non uniforme. Ad esempio, in una recente relazione speciale dell’Unione europea si afferma che le infrastrutture di ricarica dei veicoli sono troppo poco diffuse sull’intero territorio dell’Unione. Nella relazione si legge che si è collegato alla rete un numero maggiore di stazioni di ricarica, ma il dislocamento rende ancora complicato spostarsi all’interno dell’Unione europea. Nella relazione si dichiara anche che l’Unione europea è ancora lontana dal raggiungere l’obiettivo del suo Green Deal di un milione di punti di ricarica entro il 2025».
 

Gli investitori devono individuare le nuove tendenze redditizie: quali sono oggi i settori delle infrastrutture dal maggior rendimento? E quali sono le innovazioni più di spicco che aprono la strada alla prossima generazione di infrastrutture?

«Possiamo elencare tre settori, cominciando da quello delle comunicazioni. Il fabbisogno di dati sta crescendo esponenzialmente e la pandemia ha accelerato la dipendenza dai dati, già esistente. L’attenzione è focalizzata sull’aumento della velocità associato alla capacità delle reti di gestire più dispositivi con una larghezza di banda maggiore. Si stima che, entro il 2025, circa 3 miliardi di persone al mondo saranno passati alla rete 5G. Le società delle infrastrutture di telecomunicazione e di centri di elaborazione dati detengono, in questo caso, una posizione ideale.

Poi c’è l’elettrificazione. Le energie rinnovabili stanno soppiantando rapidamente le fonti di energia tradizionali e sono sulla strada per diventare, entro il 2050, le protagoniste assolute della produzione energetica mondiale. Si stima che nel 2050 le fonti energetiche pulite supereranno il 60% del mix energetico mondiale, molto di più del solo 9% dell’attuale mix energetico mondiale. Le società operanti nei servizi di pubblica attività, che smantellano le vecchie centrali a carbone e potenziano le energie rinnovabili, trarranno grandi vantaggi.

In terzo luogo, i trasporti. Abbiamo già menzionato le opportunità per gli scali merci ferroviari e i porti marittimi, mentre la congestione del traffico presenta delle opportunità per i gestori delle strade a pedaggio, quali i membri di GLIO Transurban e Atlantia. Le “managing lanes” statunitensi potrebbero rappresentare in questo caso l’esempio di una buona soluzione. Queste corsie di gestione consentono ai conducenti di spostarsi, a intervalli definiti, da una corsia autostradale gratuita a una strada a pedaggio adiacente all’autostrada e il pedaggio è calcolato in base ai livelli di congestione del traffico».


In quale modo la pandemia ha influenzato le attività finanziarie delle infrastrutture? Come si sta riprendendo questo settore?

Figura.2 – Le infrastrutture quotate hanno perso il 20 per cento ma hanno recuperato 


 

«La figura 2 evidenzia i cali delle infrastrutture quotate (in blu) rispetto ai capitali azionari globali (in verde). Quando è scoppiata la pandemia ai primi del 2020, sia le infrastrutture quotate che i capitali azionari hanno perso il 20 per cento del loro valore, ma hanno recuperato rapidamente la perdita nei dodici mesi successivi. Infatti, dal punto più basso toccato a marzo del 2020, il GLIO Index ha guadagnato il 39%».


In quale modo le sovvenzioni previste dal Piano statunitense per le infrastrutture e dal Recovery Fund europeo potrebbero alla fine influenzare questo mercato?

«I vari governi del mondo hanno proposto o messo in atto programmi di investimenti infrastrutturali per circa 3mila miliardi di dollari, nel tentativo di indurre una ripresa economica sostenibile e ridurre le emissioni di carbonio. Ad esempio, negli Stati Uniti (a novembre è stato approvato un piano bipartisan per le infrastrutture da mille miliardi di dollari, ndr), vi sono diversi vantaggi potenziali derivanti dalle spese proposte: vantaggi diretti per gli sviluppatori delle energie rinnovabili e le società di servizi elettrici di pubblica utilità, principalmente attraverso gli incentivi fiscali; nuove opportunità potenziali di ricavi per le società dei ripetitori (e delle infrastrutture) di telecomunicazione e dei centri di elaborazione dati derivanti da un mercato accessibile più ampio per gli operatori di rete mobile; una spinta aggiuntiva per le prospettive di crescita economica a potenziale sostegno dei vari comparti delle infrastrutture quotate (in particolare ferrovie, porti marittimi, strade a pedaggio e aeroporti).

Vale la pena ricapitolare alcuni tra gli altri principali programmi di spesa per le infrastrutture che sostengono la crescita in tutto il mondo, definiti con l’obiettivo di potenziare un ambiente già interessante per le attività economiche legate alle infrastrutture. Il Regno Unito ha messo 800 miliardi di dollari a bilancio preventivo per spese infrastrutturali nei prossimi cinque anni, i più alti livelli approvati e mantenuti a lungo termine in oltre quarant’anni. Il fondo Next Generation EU, pari a 865 miliardi di dollari, comprende un’ampia sezione dedicata alle infrastrutture verdi. In Giappone 400 miliardi di dollari di investimenti in infrastrutture verdi e digitali, fanno parte di un pacchetto complessivo di stimoli economici da 710 miliardi. L'Australia prevede 80 miliardi di dollari sui miglioramenti del trasporto terrestre nel prossimo decennio**».

Secondo quali parametri selezionate e valutate le società per l'indice GLIO?

«Tre sono i criteri principali per determinare l’ammissibilità di una società al GLIO Index e al GLIO/GRESB ESG Index. Il 75% dell'Ebitda (utili al lordo di interessi, imposte, deprezzamento e ammortamento) deve derivare da infrastrutture attinenti che includano: servizi di pubblica utilità regolamentati ed infrastrutture per energie rinnovabili, trasporto e stoccaggio dell’energia, infrastrutture di trasporto e comunicazione; una quota minima di capitalizzazione del mercato del flottante (negoziabile) che al 31 dicembre del 2021 era fissata a più di 500 milioni di dollari; liquidità minima annuale».


Come misurate i rating ESG e quali parametri vengono presi in considerazione riguardo al GLIO/GRESB Index?

«Il GLIO/GRESB ESG Index comprende tutte le società dell’indice 'genitore' (senza esclusioni), ma le società che totalizzano un buon punteggio per quanto riguarda l'informativa pubblica ESG sono valutate maggiormente (o premiate) e quelle che raggiungono un punteggio basso/medio sono penalizzate. La valutazione del GRESB Public Disclosure si basa su una serie di indicatori che includono le dichiarazioni di quanto segue: implementazione e governo della sostenibilità, dati sulla prestazione operativa e pratiche di coinvolgimento dei soggetti interessati.»
 

Qual è l’impatto reale che i temi ESG stanno producendo sul settore delle infrastrutture? 

«La situazione attuale delle società di infrastrutture quotate e dell’ESG può essere vista in diversi modi. In un articolo pubblicato sul n. 9 di GLIO Journal dimostriamo e discutiamo il fatto che le rigide soglie ESG utilizzate da vari fornitori di indici generalisti e da manager di investimenti stanno escludendo dagli investimenti proprio le stesse società che saranno centrali per la transizione energetica. Ad esempio, molte compagnie operanti nei servizi di pubblica utilità hanno accelerato il ritiro delle fonti a carbone, ma restano ancora al di sopra sopra del valore massimo del 5 per cento di dipendenza dal carbone utilizzato dai fornitori di indici. Ciò potenzialmente può lasciare le società green di prossima generazione a corto di capitale proprio ora, in un momento in cui potrebbe essere invece utilizzato per far progredire il cambiamento»
 

Qual è il suo bilancio a un anno dal lancio del GLIO/GRESB Index?

«Al momento, per quanto riguarda il GLIO/GRESB ESG Index, disponiamo dei dati degli ultimi tre anni. L’indice è stato accolto bene dalla comunità specializzata negli investimenti in infrastrutture, in quanto è l’unico sistema di valutazione a punti ESG appositamente configurato per questi asset. L’indice rappresenta anche un ottimo punto di coinvolgimento della comunità degli investimenti e delle società quotate, sotto l’egida di un’organizzazione di settore: GLIO». 
 

Spesso i rating ESG non coincidono tra loro, poiché questo tipo di valutazione non si basa su dati finanziari e non è stata adottata alcuna misurazione standard comune. Esiste un problema concreto di fiducia, quando si investe ESG? In che modo è possibile affrontare questo problema, quando si effettuano investimenti?

«Crediamo che, andando avanti, sia necessaria una maggiore standardizzazione e questo potrebbe dare un ruolo a GLIO nel futuro dei rating delle infrastrutture. Vale la pena far notare ancora una volta che la valutazione GLIO/GRESB è l’unico sistema di valutazione a punti appositamente configurato per i titoli delle infrastrutture e lo riteniamo il più accurato e rappresentativo del mercato in questione. Tuttavia, il coinvolgimento tra società e investitori è il vero fattore chiave per costruire fiducia, monitorare il progresso e accelerare attivamente il cambiamento.» 
 

Come è possibile scoprire i casi di greenwashing o di sostegno fittizio a cause sociali in questo settore? In che modo è possibile valutare l’impatto degli investimenti ESG?

«A dicembre del 2021 GLIO ha tenuto una tavola rotonda virtuale con membri investitori provenienti da First Sentier Investors, BlackRock e ATLAS Infrastructure. I partecipanti hanno convenuto sul fatto che la strada verso le emissioni nette a zero è di fondamentale importanza per gli investitori nelle infrastrutture. Senza gli investimenti nelle infrastrutture, l’espressione “emissioni nette a zero” è solo uno slogan, dato che i tre maggiori produttori di emissioni di carbonio sono il settore della generazione di energia, quello dei trasporti e il comparto industriale. Gli investitori hanno accettato il fatto che l'impegno con le aziende rimane uno dei fattori principali per ottenere un’immagine chiara del loro progresso ESG e, cosa ancora più importante, per promuovere il cambiamento futuro. E sarà anche questo coinvolgimento ad aiutare a individuare le distanze tra la retorica ESG e i fatti, che la tavola rotonda ha riconosciuto esistere ancora»
 

Atlantia ha ottenuto buoni punteggi in molti indici ESG, di recente: secondo lei, quali sono i punti di forza e le opportunità future per questa holding?

«Nonostante la pandemia abbia colpito la mobilità a livello mondiale, i trasporti rimangono cruciali per l’economia mondiale e la posizione di Atlantia, come uno tra i principali protagonisti europei in questo comparto, rimarrà buona in futuro, non appena e quando la situazione si normalizzerà. L’adozione accelerata dei veicoli elettrici e di reti di trasporto urbano più intelligenti presenterà opportunità per società come Atlantia e la società trarrà vantaggi nel conseguire i suoi impegni e centrare i suoi obiettivi sulla strada della decarbonizzazione. Il progresso sulle tematiche ESG troverà il favore degli investitori e l’ultimo punteggio della società di 72/100 nell'indice ESG GLIO/GRESB (il punteggio e la valutazione del GRESB Public Disclosure considera la qualità e la trasparenza nei report di una compagnia) ne è un buon esempio ma, come monito, la qualità della disclosure pubblica di una società resta solo una parte della storia. Un ulteriore coinvolgimento con gli investitori specializzati in infrastrutture sotto l’egida di GLIO sarà utile e una partecipazione attiva a GLIO sarebbe ben accetta da tutti».


Daniele Monaco - Giornalista freelance, ha collaborato con Ansa, QN-Il Giorno e con Wired Italia. Scrive di Economia e Internet, affiancando anche uffici stampa e agenzie di comunicazione come copywriter e consulente per la produzione di contenuti inerenti la trasformazione digitale, innovazione, sostenibilità, Industria 4.0, per realtà corporate, associazioni, enti pubblici, consorzi e startup. Professionista dal 2010, ha una laurea di secondo grado in Comunicazione all'Università degli Studi di Milano, città dove risiede e ha conseguito un master in Giornalismo presso l'Università Cattolica.

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