CityZ aiuta a trovare i posti liberi per parcheggiare l'auto in città

CityZ helps finding free car parking spots in the city

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CityZ, con il parcheggio IoT il posto libero è sull'app

L'idea di una startup di Torino: sensori ultrasottili e connessi che monitorano lo stato di occupazione degli stalli per le automobili, per un servizio integrato con qualsiasi sistema MaaS e app di navigazione che permette di sapere in tempo reale dove trovare un parcheggio disponibile

Trovare parcheggio è il principale problema per chiunque si sposti in macchina, soprattutto in città. Il settore dello smart parking sta crescendo, ma le difficoltà non mancano. CityZ, giovane startup di Caselle Torinese (Torino), offre una soluzione semplice ad un problema complesso, abilitando una funzione di “Mobility as a service” integrabile in qualsiasi app di navigazione o mobilità, e che promette di ridurre del 30% il traffico.

Grazie a un sensore IoT adesivo applicato sull’asfalto, CityZ monitora lo stato occupazionale dello stallo e permette all’automobilista di sapere in tempo reale tramite app quale posto è libero e dove, effettuare prenotazioni di parcheggio oppure di ricarica elettrica alle apposite colonnine, senza perdere tempo e senza consumare chilometri nella ricerca. Infra The Mundys Journal ha intervistato Andrea Buri fondatore e Ceo di CityZ, per la rubrica “Rocket” (nella foto sotto, i fondatori di CityZ, da sinistra:  Fernando Falcone, Alessandro Rivalta, Andrea Buri, Igor Milano, Federico Buratto; il team comprende anche Donato Falcone, ndr)


 

Quale problema intende risolvere la vostra startup? E come è nata la vostra idea?

«Quando è nata la nostra startup, circa un anno fa, ci siamo posti la domanda: come risolvere il problema del parcheggio nelle città? Abbiamo percorso due strade per due questioni. Il primo è lo stress accumulato nella ricerca del posto libero: molti studi mettono in correlazione l’aumento degli incidenti e della CO₂ nell’aria con il tempo impegnato in questa attività. Il secondo è un problema che riguardava il settore, dal momento che non si riusciva a superare le soluzioni con tecnologie invasive, come sensori che bucavano l’asfalto o il manto stradale, che in Italia è spesso storico, oppure montare numerose telecamere, con conseguenti problemi di privacy. Pertanto abbiamo cercato di andare in entrambe le direzioni con un unica soluzione. L’idea iniziale era creare un’infrastruttura hardware e software. Nel primo caso abbiamo prototipato una nuova tipologia di adhesive smart sensor, che al posto di essere “‘imbullonato” sulla strada si incolla direttamente, come fosse scotch. La colla utilizzata è studiata proprio per l’asfalto, quindi ha un’enorme resistenza. Lato software siamo partiti con l’idea di sviluppare una nostra applicazione, ma ci siamo subito resi conto che avremmo avuto come competitor Google Maps e Waze. In ognuna di queste applicazioni mancava però proprio il servizio di smart parking, per questo abbiamo creato un servizio informatico integrabile in ogni applicazione».
 

Quali sono i risultati ottenuti sino a oggi?

«L'anno scorso è stato un anno ricco di riscontri dal mercato nel settore MaaS e its (Intelligent transport system), nonché di riconoscimenti, come Talent Garden all’interno del premio speciale 2031 (ex premio Marzotto per le startup, ndr). Inoltre qualche mese fa siamo rientrati nella top 100 degli under 30 di Forbes Italia. Oltre ai finanziamenti ciò ci ha dato una mano a farci conoscere ed arrivare al mercato il prima possibile».
 

Come funziona la tecnologia alla base della vostra innovazione?

«Il sensore IoT, nel momento in cui viene incollato all’asfalto, inizia a rilevare la condizione dello stallo, se è libero o occupato. Quando arriva il veicolo, invia un segnale tramite ricetrasmittente LoRaWan ad un gateway, di cui oggi le città sono piene. Questo inoltra il messaggio tramite internet ai nostri server, in tempo reale. Da lì in poi gestiamo il dato in modo diverso in base al cliente. Usiamo i dati raccolti in questo modo per creare statistiche e analisi. Ad oggi possiamo disporne solo in tempo reale, ma sarà interessante nel prossimo futuro poter elaborare analisi predittive sui tassi di utilizzo e di occupazione dei parcheggi, per andare incontro alle esigenze delle città. Per esempio se si vuole costruire un nuovo supermercato o si vuole tenere una fiera in una determinata zona, sarà interessante prevedere e capire quale potrebbe essere l’andamento dei parcheggi secondo i dati storici».
 

Quali sono i vantaggi quantificabili della vostra soluzione?

«Il grosso vantaggio è l’integrabilità all’asfalto, che non danneggia le pavimentazioni storiche. Dopo di che la “scalabilità” che può avere il sistema. E infine la sostenibilità, non tanto nella produzione in serie di sensori o nel sensore stesso (anche se stiamo cercando di usare materiali riciclati), ma nel servizio finale in sé, che creerà vantaggi a livello di impatto ambientale».
 

Quali sono i punti di forza che secondo voi rendono appetibile il contenuto del vostro progetto? 

«Il nostro focus è entrare in contatto con aziende che gestiscono la mobilità e i pagamenti dei parcheggi, pertanto abbiamo notato vari interessamenti da parte di questi enti, per collegare il nostro sistema con servizi già forniti alla città, come fonti di energia rinnovabile, sistemi di telepedaggio e dei pagamenti dei parcheggi. È un servizio che va aggiunto ad altri già esistenti sul mercato». 
 

Quali sono i prossimi passi che intendete compiere e quali obiettivi vi ponete a medio-lungo termine?

«Gli obiettivi di quest’anno sono sicuramente chiudere un round di investimenti che ci possa permettere di ampliare il team ed arrivare alla fine dell’anno sul mercato con più sensori possibili. Fare una prima media produzione per avere già il controllo di una certa mole di dati di parcheggi di una certa città».
 

Com’è composto il vostro team? Qual è il valore aggiunto che la vostra realtà di startup giovane può offrire, nel suo modo di lavorare e di pensare?

«Siamo tutti ”under 30”. Da un lato la giovane età viene genericamente vista come sintomo di poca esperienza, ma abbiamo dato una visione innovativa a un problema antico e diverse aziende si sono interessate alla nostra idea. Inoltre per noi il fattore anagrafico è sempre stato un vantaggio, nella misura in cui ci ha permesso di credere fino in fondo nella nostra idea e affrontarne i rischi, a livello personale. Cionondimeno, siamo affiancati da partner autorevoli (come Accenture o l’incubatore I3P del Politecnico di Torino) e siamo andati incontro alle decisioni più importanti seguendo anche le opinioni di esperti nel settore e consulenti, confrontandoci con loro prima di ogni decisione. Nel team abbiamo uno startup mentor, Massimo De Piccoli, che ha un’esperienza ventennale in ambito automobile, ci aiuta nelle decisioni in cui serve un po’ più di esperienza».
 

Che cos'è Rocket

“Rocket” è la rubrica di Infra Journal dedicata alle startup più interessanti nel mondo delle infrastrutture, della mobilità e delle smart city. In primo piano, ci sono le innovazioni, le storie, le ambizioni e il volto di chi ci lavora, per conoscere il valore aggiunto che distingue ciascuna di queste giovani realtà imprenditoriali. Rockets è un viaggio tra risposte innovative a esigenze comuni, un percorso destinato a scoprire come queste imprese emergenti si sviluppano e crescono, le strategie per mettere in “rampa di lancio” le proprie idee con l’obiettivo di “decollare” e “volare” con la forza del proprio business, affermandosi così sul mercato.

Uno spazio particolare è riservato ai progetti sviluppati da startupper di tutto il mondo e presentati all’Innovation Hub dell’aeroporto Leonardo da Vinci, per un’iniziativa di “open innovation” dei servizi e della gestione aeroportuale di Aeroporti di Roma. In risposta alla “Call for ideas” di ADR hanno manifestato interesse circa 530 start up, di cui 96 (62 italiane e 34 straniere) hanno presentato la candidatura per usufruire degli investimenti offerti da ADR a sostegno delle idee innovative.


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