A woman standing at a crossroads

Una ricerca MobiUs ha identificato quattro profili-tipo di utente MaaS

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Autarchico o razionale? Routine o varietà? 4 modi di vivere la strada

Chi sono e cosa vogliono gli utenti-tipo della nuova mobilità “as a service”? Quali sono i servizi di mobilità integrata, smart e sostenibile più consoni alle loro esigenze? Una indagine di MobiUs, il laboratorio di SDA Bocconi e Mundys, prova a svelare profili e necessità del mercato di riferimento MaaS

«Ho un’avversione per i trend di moda. Non mi interessa provare un e-scooter condiviso semplicemente perché lo fanno tutti gli altri, uso solo ciò che si adatta alla mia mobilità quotidiana», spiega un millennial residente tra Milano e Mannheim. «Non ho bisogno di una macchina per me: non la uso ogni giorno, sarebbe uno spreco di denaro. Penso che un car pooling in famiglia o in una comunità ristretta sarebbe sostenibile», osserva un coetaneo di Vienna. Quale tipologia di mobilità esprimono questi due utenti? Sembra irrilevante, ma il modo che abbiamo di concepire gli spostamenti, combinato con valori come sicurezza, flessibilità, comfort, economicità e ambiente fa la differenza nella scelta quotidiana di viaggio in un universo MaaS, e quindi nel futuro di questa nuova mobilità.

Ci sono gli “autarchici” e i “razionalisti”, le “creature abitudinarie” e i “glider” (“surfisti dell’aria”, ndr): insomma, raccontami quali mezzi usi e come, e saprai che utente MaaS (“Mobility-as-a-Service”) sei. Mobius Lab, laboratorio internazionale di ricerca specializzato sui trend della mobilità, nato dalla partnership tra SDA Bocconi School of Management e Mundys, ha delineato alcuni profili-tipo dell’utente che oggi si approccia alla nuova mobilità. Una serie di archetipi del viaggiatore MaaS, validi a livello internazionale.

L’analisi parte da sette tipologie di servizi MaaS: leasing auto, noleggio e sharing; ride hailing e mobility on demand (es. Uber); micromobilità (monopattino, e-scooter); servizi di pianificazione itinerario (es. mappe Google); trasporto pubblico (metro, bus); urban air mobility (droni); multimodalità (sviluppi software). «Il loro utilizzo e i trend che hanno messo in evidenza, aiutano a capire i cambiamenti in corso nella mobilità, dove stiamo andando, e quali sono le barriere che ancora esistono al suo pieno sviluppo», racconta a Infra Journal Laura Colm, responsabile del Core Team di Mobius Lab. La ricerca, che ha valore qualitativo e non statistico, ha individuato quattro profili, in un viaggio intergenerazionale nella mobilità dai baby boomers alla Gen Z. 
 

Razionalisti

Logici e pragmatici nel muoversi e nell’organizzare e concepire i loro viaggi, come spostamento “dal punto A al punto B”, i razionalisti considerano i veicoli anzitutto come mezzi di trasporto. Pianificano in anticipo anche i viaggi di routine e non a scapito della sicurezza. In genere possiedono un proprio veicolo a combustione (un’automobile), ma non sono fanatici del suo utilizzo, anche se potrebbero usarlo quotidianamente.

«Questa tipologia riguarda maggiormente i Millennial e, un po’ a sorpresa, la Generazione Z - racconta Colm -. Un utente molto razionale che punta a efficienza, rapidità e semplicità senza troppi cambi di mezzo». Esistono due sottotipi: i “prudenti” che pur scegliendo in modo pragmatico, si concentrano soprattutto sulla sicurezza fisica ed economica e i “sostenibili”, che preferiscono viaggiare in modo rispettoso dell’ambiente, a parità di condizioni.
 

Autarkists

Tengono alla propria autonomia e non vogliono dipendere dagli altri, gli autarchici preferiscono viaggiare in solitaria. Questo è dovuto a un bisogno d’indipendenza e di flessibilità, dal momento che questi utenti richiedono in genere di adattarsi a orari mutevoli a causa del loro stile di vita dinamico. Per questo motivo, sono fan di viaggi a circuito aperto, che permettono di utilizzare modalità diverse tra andata e ritorno, in base alle esigenze emergenti.

«Millennial e GenX la fanno da padrone, si tratta di persone con agende fitte e che necessitano di flessibilità, spesso liberi professionisti e spesso donne che hanno la necessità di muoversi nella giornata più volte e con vari mezzi. Per questa tipologia è diffuso l’uso del taxi e di servizi come Uber, dove presenti. Si spostano spesso anche a piedi o con i mezzi», spiega Colm.
 

Abitudinari 

«Sono un tipo da auto tedesca» o «non sono un tipo da metropolitana». Gli abitudinari sono estremamente legati alle loro routine quotidiane in tutti gli ambiti della vita e la mobilità non fa eccezione. Ritengono che il modo in cui si muovono contribuisca a plasmare la loro identità e chi sono nel lungo periodo. In genere vedono la propria auto o il proprio veicolo come il loro “io esteso”. 

«È la categoria che usa meno mezzi e sono soprattutto baby boomer e Gen X, per loro l’auto è uno status, ma è sempre più marcata la tendenza a non acquistare il mezzo, ma a prenderlo in leasing. In questo la transizione ecologica e la scarsa visibilità sui prossimi anni in termini di tecnologia sta facendo gioco», osserva l’esperta.
 

Glider

«Per i glider la mobilità è sinonimo di interconnessione, il loro obiettivo è “scivolare” senza problemi da un luogo all’altro. Per questo motivo, la mobilità deve fornire connessioni rapide e semplici tra le persone o tra le persone e i loro obiettivi, piuttosto che con i luoghi», spiega Colm. Hanno un’elevata alfabetizzazione digitale e si orientano tra diverse app utilizzate ogni giorno. «Sono aperti alla condivisione e amano mezzi come la bici e la metro. Sono fan dei mezzi pubblici e per lo più nativi digitali».


Una serie di utenti che andranno a plasmare la mobilità di domani ma che, se intercettati in modo, corretto possono essere traghettati verso nuove tendenze e modelli MaaS più avanzati. «In quest’ottica è fondamentale lavorare sulla percezione - conclude Colm -. Molte barriere sono concrete, come l’ancora grande mancanza di infrastrutture per la nuova mobilità, ma tante altre sono frutto di una sorta di disinformazione». Per esempio, l’esperta spiega come le colonnine di ricarica in Italia non siano poche come si dice, ma inducano di fatto l’utente a non acquistare un’auto elettrica per il “timore” diffuso che ci siano dei limiti al suo utilizzo. Se da una parte, dunque, i governi devono accelerare concretamente sul fronte pratico (cosa che sta avvenendo in particolare nei Paesi asiatici), dall’altra su più fronti è necessario abbattere i limiti formativi che riguardano nuove tecnologie, nuovi mezzi e nuove modalità di spostamento in ottica MaaS.


Sofia Fraschini - Giornalista economico-finanziaria, laureata in Sociologia a indirizzo Comunicazione e Mass media, ha iniziato la sua carriera nel gruppo Editori PerlaFinanza dove ha lavorato per il quotidiano Finanza&Mercati e per il settimanale Borsa&Finanza specializzandosi in finanza pubblica e mercati finanziari, in particolare nei settori Energia e Costruzioni. In seguito, ha collaborato con Lettera43, Panorama, Avvenire e LA7, come inviata televisiva per la trasmissione L’Aria che Tira. Dal 2013 lavora come collaboratrice per la redazione economica de Il Giornale e dal 2020, per il mensile del sito Focus Risparmio di Assogestioni.

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