La Banca centrale europea con le sponde del fiume Meno, panorama di Francoforte, Germania

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Euro digitale più “green” del contante. Ma non per tutti più comodo

L’impronta ambientale dei pagamenti in contante equivale a 8 km percorsi in auto in un anno. I pagamenti cashless inquinano il 21% in meno, ma la desertificazione bancaria penalizza alcune comunità e fasce di popolazione. L’euro digitale garantito dalla Bce potrebbe arrivare nei prossimi anni

L’introduzione dell’euro digitale può essere “l’uovo di Colombo” in grado di abbattere l’impronta carbonica legata all’utilizzo del contante, garantendo al tempo stesso la privacy nei pagamenti che solo il cash è in grado di assicurare, senza le potenziali storture che finora sono state generate dal contante a partire dall’evasione fiscale.

L’euro digitale è una "valuta digitale della banca centrale" emessa dalla Banca centrale europea (Bce) e destinata al grande pubblico. Sarà esattamente come i contanti, solo in versione digitale. Ogni euro digitale sarà quindi garantito direttamente dalla Bce.

Secondo un recente studio della Banca centrale europea l’impronta ambientale delle banconote in euro utilizzate come strumento di pagamento da una persona equivale in un anno a otto chilometri percorsi in auto. Più nel dettaglio dall’indagine emerge che l’impronta ambientale media dei pagamenti mediante banconote nel 2019 è pari a 101 micropunti per cittadino dell’area dell’euro. Tale dato equivale appunto a 8 km percorsi in auto, ossia allo 0,01% dell’impatto ambientale totale delle attività di consumo annuali da parte di un cittadino europeo.

I fattori principali che contribuiscono all’impronta ambientale delle banconote in euro, prosegue lo studio, sono il consumo energetico degli sportelli bancari automatici e il trasporto, seguiti dalle attività di trattamento da parte delle Banche centrali nazionali, dalla fabbricazione della carta e dal controllo dell’autenticità delle banconote presso gli esercizi commerciali.

«L’Eurosistema è impegnato a rendere le banconote in euro quanto più possibile rispettose dell’ambiente, assicurando al tempo stesso l’ampia disponibilità e accettazione del contante», ha dichiarato recentemente Piero Cipollone, membro del Comitato esecutivo della Bce.

I pagamenti cashless costituiscono un passo avanti rispetto al contante e contribuiscono alla transizione ecologica: l’Italia è seconda in Europa, dopo la Germania, per le emissioni totali di CO₂ generate dai pagamenti cash, con oltre 160,8 mila tonnellate di CO₂, circa 2,7 kg per abitante.

Secondo le stime elaborate da The European House –Ambrosetti nell’ambito della survey agli esercenti condotta dalla Community Cashless Society, il pagamento cashless ha un’impronta di carbonio inferiore del 21% rispetto al contante.

Cipollone, in un suo intervento alla Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo ha spiegato che «un euro digitale sarebbe un mezzo di pagamento europeo da utilizzare gratuitamente per qualsiasi pagamento digitale, in qualsiasi paese dell’area dell’euro. Insieme al contante, preserverebbe la libertà dei cittadini europei di utilizzare uno strumento di pagamento pubblico. È però presente il rischio che questa libertà sia data per scontata. Nel mio precedente ruolo, ho ricevuto innumerevoli lettere da parte di sindaci, ad esempio delle comunità montane, preoccupati per le sempre maggiori distanze dagli sportelli bancari automatici a loro più vicini».

Il lato B della lotta al contante infatti è rappresentato dalla cosiddetta desertificazione bancaria, ovverosia la progressiva riduzione delle filiali bancarie sul territorio, che danneggia in primo luogo le persone meno avvezze al digitale come ad esempio gli anziani.

Il contante e l’euro digitale hanno lo stesso obiettivo: assicurare che tutti, indipendentemente dal reddito, possano effettuare i pagamenti in qualsiasi situazione della vita quotidiana.

Il tema ambientale è ben chiaro anche ai tecnici di Bankitalia. Luigi Cannari, capo del dipartimento Mercato e sistemi di pagamento di Banca d’Italia, in un recente intervento su “Innovazione, green, digitale per la competitività delle imprese” ha sottolineato che «nel disegno dell’euro digitale si sta tenendo conto dell’impronta ecologica del sistema dei pagamenti europeo, con conseguenti benefici in termini di impatto ambientale dei servizi di pagamento. La Banca d’Italia, oltre a contribuire attivamente ai lavori del progetto euro digitale al dettaglio, mette a disposizione dell’Eurosistema la propria significativa esperienza quale fornitore di servizi di infrastruttura anche nel campo dei pagamenti all’ingrosso, dove l’evoluzione della tecnologia, in particolare di quella a registri distribuiti (distributed ledger technology – DLT) amplia il novero delle applicazioni per l’economia e la finanza». La palla passa al prossimo Parlamento europeo. I più ottimisti pensano che l’euro digitale possa divenire realtà già nel 2026, i meno ottimisti nel 2028.


Giuseppe Failla - Graduated in law, he began his carees as a correspondent for local publications in 1994 in Milan, where he works on the Tangentopoli affair, too. After a long time as a free lance he arrives in one of the major Italian radio and later he joins a financial newsroom, where he is editor in chief, today. He contributed for a long time with Il Foglio, Riformista, Indipendente and Panorama. He is also a media training teacher, today.

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