Alessandro Benetton addressing a speech to the young people at Fordham University, NY

Alessandro Benetton pronuncia un discorso ai giovani della Fordham University, New York

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“Immaginate, siate creativi e dissentite”: Alessandro Benetton ai giovani della Fordham University

Il presidente di Edizione e vice presidente di Mundys ha tenuto un discorso alla sesta Conferenza annuale americana sull’innovazione

Ritrovo molto della mia storia e del mio approccio alla vita – e di conseguenza al business – nelle parole [citate in apertura]: coraggio, indipendenza e discontinuità. È da queste che vorrei partire per raccontare agli studenti qualcosa di me e delle aziende di cui oggi disegno la traiettoria.

Vorrei cominciare da “indipendenza”, perché è da questo valore che sono partito.

Discendo da una famiglia italiana che ha creato dal nulla un marchio di moda con alcune centinaia di punti vendita in tutto il mondo. Abbiamo rivoluzionato le logiche dell’intero settore, sia a livello commerciale che comunicativo, promuovendo il marchio in molti modi al tempo impensabili, per esempio con campagne pubblicitarie estremamente all’avanguardia. Per quel che mi riguarda, ho creato una sinergia tra moda e sport, costruendo il team di Formula 1 che ha portato per la prima volta Michael Schumacher alla vittoria.

Sono convinto che sedersi su quanto il destino ci offre non sia mai una buona idea. Per questo non ho mai accettato di accodarmi supinamente alle abitudini che altri prima di me avevano consolidato.

Dalla storia della mia famiglia ho dunque preso tutto ciò che avrebbe potuto proiettarmi nel futuro: radici ben salde, valori chiari e indiscutibili, e, forse soprattutto, la capacità di costruire una visione.

Affermare la mia indipendenza – la prima delle “discontinuità” che ho imposto al mio percorso – è stato per qualche tempo la mia missione.

Si è rivelata una scelta azzeccata. Perché per perseguire questo obiettivo sono stato costretto da giovanissimo a tirare fuori la voce, a dissentire, a imboccare strade sterrate e a mettermi alla prova in settori distanti dalle attività di famiglia.

È stato allora che ho scoperto chi ero e cosa volevo fare.

Fondamentale per me è stato studiare negli Stati Uniti. Erano gli anni Ottanta: non era usuale per un ragazzo italiano salire su un aereo e andare a studiare oltreoceano. Ci voleva un discreto “coraggio”, insomma, per rompere uno schema che si era ripetuto identico per decine di anni, dando peraltro eccellenti risultati. Ma sentivo il bisogno di allargare la mia prospettiva, il mio sguardo. Sentivo anche che le regole con cui nel business avremmo giocato in futuro si sarebbero decise lì, e volevo essere presente.

Sono un uomo molto fortunato, perché anche questa svolta è stata determinante, per me. Al punto che ho incoraggiato – per usare un eufemismo – i miei tre figli Agnese, Tobias e Luce a studiare a loro volta negli States.

La Boston University mi ha formato come studente e come uomo, ma il vero turning point per me è stato un incontro che ho fatto alla Harvard Business School: il professor Michael Porter, il fondatore della Shared Value Initiative.

Per chi non la conoscesse, la Shared Value Initiative aggrega una community globale di organizzazioni che considerano la cura di problemi sociali un elemento imprescindibile per lo sviluppo del business.

Cosa significa, nel concreto?

Significa che quando investiamo nelle nostre idee, nelle nostre imprese, stiamo sempre investendo anche nel contesto di cui fanno parte. A orientare le nostre scelte dovrebbe dunque essere non tanto il ritorno a breve termine sull’investimento, ma il modo in cui intendiamo interagire con il contesto.

Questo principio vale a tutti i livelli: da quello micro delle piccole e medie imprese in cui investo da più di trent’anni con la mia 21 Invest ma vale anche, e a maggior ragione, quando il contesto travalica i confini dei singoli stati e raggiunge la dimensione globale.

Oggi sono qui a parlarvi in qualità di presidente di Edizione, holding di partecipazioni europea, e di vice presidente di Mundys, leader mondiale nel settore delle infrastrutture e della mobilità integrata e sostenibile.

Con i suoi aeroporti, le infrastrutture autostradali, i servizi di mobilità integrata e gli ITS, Mundys con le sue asset companies è attiva in 24 paesi del mondo. Possiamo quindi considerare il contesto in cui si muove un contesto globale.

Le sfide cui deve rispondere sono, di conseguenza, sfide globali. La prima delle quali non può che essere dare una risposta efficace alla crisi climatica, per la quale il settore delle infrastrutture e della mobilità è indubbiamente un settore chiave.

La domanda cui cerchiamo di rispondere ogni giorno è: come possiamo fare business in questo settore, migliorando l’esperienza di viaggio dei passeggeri, diminuendo al contempo il nostro impatto ambientale, riducendo le emissioni fino ad azzerarle, rivoluzionando il tipo di alimentazione energetica di cui le nostre tecnologie hanno bisogno per funzionare?

La nostra risposta è: con un cambio di passo. Con l’innovazione.

Pensate invece al settore della telefonia. Audrey Hepburn avrebbe probabilmente telefonato con un apparecchio in bachelite appeso al muro di un locale pubblico; io ho visto i cellulari prima nascere e poi progressivamente rimpicciolirsi; voi, oggi, telefonate o videochiamate o usate la rete attraverso uno smartphone, il vostro computer, l’orologio che portate al polso.

È il momento che anche il settore della mobilità e delle infrastrutture vada incontro a un profondo ripensamento, per non dire a una vera e propria rivoluzione.

È quello che le nuove generazioni ci chiedono, è quello di cui il pianeta ha bisogno.

È dunque questa la missione che Mundys intende perseguire, integrando l’innovazione a ogni livello del proprio agire.

Per raccontarvi come stiamo lavorando, mi avvarrò di un esempio, quello di Aeroporti di Roma, uno dei grandi scali più innovativi e sostenibili a livello internazionale.

Prima di tutto, abbiamo declinato l’innovazione in chiave strutturale, rinnovando lo scalo in ogni suo aspetto.

Ne è esempio l’area di imbarco A, inaugurata a maggio 2022, costruita interamente secondo logiche di circular economy e alimentata anche attraverso un impianto fotovoltaico installato sul tetto.

Un modello che, a breve, estenderemo all’intera infrastruttura: entro il 2030 tutto l’aeroporto sarà alimentato sostanzialmente da rinnovabili e percorso da mezzi aeroportuali elettrici, il che si tradurrà in un azzeramento delle emissioni proprie.

In secondo luogo, riflettendo sul fatto che il tragitto aeroporto-città comporta ulteriori emissioni, abbiamo lavorato per diversificare al massimo la connettività dello scalo, promuovendo il car sharing, il trasporto pubblico e un sistema su rotaia che collega efficacemente l’aeroporto con il centro città (e l’abbiamo chiamato “Leonardo Express”). Inoltre, abbiamo fortemente voluto dotarci del primo vertiporto italiano, che apriremo entro il Giubileo di Roma del 2025.

Si tratta di uno scalo per taxi volanti elettrici, che porteranno i passeggeri dall’aeroporto al centro di Roma in venti minuti. Zero traffico, bassissimo impatto acustico, zero emissioni: più che un’innovazione, è la nascita di una nuova forma di mobilità urbana, che gli esperti chiamano infatti Urban Air Mobility.

Nella consapevolezza che nemmeno il più illuminato degli imprenditori, da solo, è in grado di innovare con continuità, abbiamo poi deciso di creare nel cuore pulsante di ADR un intero ecosistema dedicato all’innovazione.

Ve lo mostro.

L’Innovation Hub è il primo acceleratore di startup dedicato esclusivamente al comparto aeroportuale.

Sotto la guida di una cabin crew di professionisti d’eccellenza, numerose startup provenienti da tutto il mondo sviluppano e testano la Proof of Concept delle più avanzate innovazioni aeroportuali.

Ventitré di loro hanno già ottenuto la PoC e, grazie a questa, supporto finanziario e opportunità di business. In primis da ADR, ma anche da un network di cui siamo stati promotori: Airports for Innovation, che riunisce 10 gestori aeroportuali sparsi in tutto il mondo che condividono la nostra mission.

Un esempio efficace delle tecnologie che sviluppiamo è quello di Aeroficial Intelligence, una startup che mette l’intelligenza artificiale e l’analisi dei dati al servizio delle operazioni aeroportuali. Per capirci, immaginate uno scalo dove ogni giorno atterrano, decollano, si muovono in pista mille aeromobili, che devono fare rifornimento, caricare e scaricare passeggeri e merci, fare controlli di sicurezza. Dove gli imprevisti, come ad esempio il meteo, sono sempre dietro l’angolo. Immaginate adesso un sistema di intelligenza artificiale che governa tutto questo, e lo fa in maniera predittiva, con la capacità di modificare i flussi di volo perché conosce già l’evoluzione del traffico delle prossime 4-5 ore. I vantaggi dal punto di vista dell’efficienza e della sicurezza saranno rilevantissimi.

Ogni anno vagliamo le domande di nuove startup ma sono orgoglioso di annunciare che, a partire dal 2023, abbiamo deciso di dare spazio anche agli spunti provenienti dai dipendenti di ADR.

L’ADR Hangar Program nasce per non disperdere la conoscenza che hanno del comparto aeroportuale le persone che ci lavorano, e le loro intuizioni su come sarebbe possibile migliorarlo in chiave sostenibile. Si tratta di una call del tutto analoga a quelle rivolte alle startup, ma riservata ai dipendenti del gruppo, che avranno la possibilità di realizzare la propria idea progettuale, affiancati dagli esperti della Innovation Cabin Crew.

Questo modello di declinazione dell’innovazione a tutti i livelli della vita aziendale lo replicheremo anche per un’altra partecipata, cioè Avolta, il più grande gruppo al mondo di Travel, Food & Retail.

Come vedete esistono molti modi per declinare l’innovazione nel settore delle infrastrutture e della mobilità.

Il modello che vi ho illustrato è già molto avanzato – al punto che il World Economic Forum ci ha chiesto di coordinare un tavolo dedicato a individuare nuovi strumenti finanziari per rendere possibile la transizione energetica dei 18mila aeroporti presenti nel mondo – ma sono il primo a essere consapevole che sia perfettibile. E che la strada per migliorarlo sia quella di mettersi in ascolto di chi ha davvero lo sguardo rivolto al futuro, la giusta prospettiva per guardare al domani. Ovvero voi giovani.

Vorrei quindi chiudere questo mio intervento con una richiesta.

La mia generazione deve chiaramente fare di tutto per passarvi le conoscenze e gli strumenti per agire. Starà però a voi raccogliere il testimone e correre la prossima frazione.

Quindi immaginate, siate creativi, quando serve dissentite.

Sempre, alzate la testa e fatevi sentire.

È vostro il mondo che oggi stiamo disegnando.

 

*Presidente di Edizione e vice presidente di Mundys


Alessandro Benetton*

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